IL “PREMIO DANTE GIACOSA” 2023 AL DESIGNER ERCOLE SPADA: IL RICONOSCIMENTO DEL FIAT 500 CLUB ITALIA AL PAPÀ DELLA “ZANZARA”

Ercole Spada, al centro, premiato dai rappresentanti del Fiat 500 Club Italia Antonio Erario e Michele Gallione.

Sin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1984, il Fiat 500 Club Italia riconosce a talenti e personaggi di rilievo il “Premio Dante Giacosa”. Assegnato per la prima volta nel 1984 proprio a Dante Giacosa, progettista della 500, nel corso degli anni è andato a Giovanni Nasi, Vicepresidente Fiat, Pierluigi Noberasco, Cavaliere del Lavoro, Cristina Siletto, ingegnere Fiat vincitrice del premio Donna dell’Anno, Renzo Arbore, cantante e poliedrico artista, Roberto Giolito, designer della 500 rinata nel 2007.

Il “Premio Dante Giacosa” 2023, consegnato nell’ambito dell’evento “Angoli di Torino” organizzato dal Fiat 500 Club Italia il 17 e 18 giugno, è andato a Ercole Spada. Un designer che con la sua creatività, attraverso i suoi disegni e le competenze tecniche, ha saputo regalarci splendide vetture conosciute e apprezzate in tutto il mondo. La sua carriera internazionale lo ha visto protagonista in prestigiosi centri stile portando in alto il valore del design italiano. Tra le tantissime vetture, Spada ha realizzato anche la Zanzara, una due posti sbarazzina che esalta l’entusiasmo di una creazione esclusiva sulla meccanica economica e di larga diffusione come quella della Fiat 500.

“All’epoca lavoravo ancora da Zagato – ricorda Spada – e non mi sarei mai potuto permettere una delle vetture che realizzavamo lì, erano troppo care, ma neppure pensavo di potermene costruire una. Un giorno, però, sono capitato da un fornitore di Torino che faceva stampaggi e ho visto i telai nudi della Fiat 500. Se non ricordo male questa azienda lavorava per Francis Lombardi. Osservando questi autotelai ho subito notato che avevano i passaruota già incorporati, non erano i classici telai composti solamente dall’ossatura centrale e le parti anteriori e posteriori”.

“Vedendo quella struttura – prosegue Spada – ho pensato che mezza carrozzeria era già fatta. Facendo una giunta nel mezzo e posizionando i sedili in quello che sulla 500 era il ribassamento per i pedi dei passeggeri posteriori poteva venirne fuori una vettura dalla forma molto sportiva. Subito dopo, infatti, ho chiesto alla Fiat i disegni del telaio e così ho iniziato a buttare giù i primi schizzi”.

E poi, l’appetito vien mangiando…

“Proprio così – sorride il designer – è andata a finire che ho comprato un telaio e trascorrevo le mie serate per realizzare il disegno in scala 1:1, comprese le sezioni che da Zagato avevo imparato a fare bene. Mi sono costruito da solo delle centine di legno e poi, con l’aiuto di un battilastra che lavorava con me da Zagato, ho realizzato i singoli pezzi mettendoli poi insieme per dare forma alla vettura”.

A proposito di forma, la Zanzara, pur nella sua semplicità, offre degli spunti molto interessanti. Com’è arrivato a stabilire la sua linea?

“All’epoca – spiega ancora Spada – da Zagato avevo disegnato l’Alfa Romeo Gran Sport Quattroruote, una spider molto aperta che riprendeva lo stile delle vecchie 6C 1750 seppur allestita sulla meccanica della Giulia. Da questo disegno ho pensato che si sarebbe potuta realizzare una linea molto più moderna che richiamasse un po’ le auto sportive dell’epoca. La forma doveva essere molto affusolata, dietro volevo lasciare il motore quasi scoperto, come su una piccola monoposto di Formula 3. Con lo stesso scopo ho immaginato una posizione di guida molto sdraiata”.

Se la meccanica della Zanzara è quella immutata della Fiat 500 L (solo il serbatoio del carburante è stato spostato nella parte posteriore, tra il motore e l’abitacolo) la carrozzeria è completamente inedita. Oltre ad aver rinforzato alcune parti del telaio con elementi in lamiera di ferro che formano una sorta di roll-bar, Spada ha semplicemente applicato due cofani in alluminio che in pratica compongono l’intero “vestito”.

“Tutti gli elementi funzionali come la fanaleria – sottolinea Ercole Spada – sono collegati direttamente alla parte fissa dell’automobile. Tanto che si potrebbe circolare anche senza cofani, oppure basterebbe semplicemente cambiare forma a questi ultimi per mutare completamente l’automobile”.

Parlando di fanali, quelli anteriori – così sporgenti e così caratterizzanti il frontale della Zanzara – sono da 180 mm di diametro, un modello standard dell’epoca utilizzato da molte automobili. Altra particolarità è il parabrezza sdoppiato, non tanto per motivi estetici quanto per praticità ed economia. “Far costruire un parabrezza curvo ex-novo – dice Spada – sarebbe costata una fortuna, allora ho ripiegato su due vetri piatti che, tra l’altro, danno vita allo spigolo presente sulla parte centrale dei due cofani”.

L’abitacolo, simile a quello di una dune buggy, è interamente rivestito in pelle. La strumentazione è quella originale della Fiat 500 ed è stato aggiunto un pannello verticale al centro della plancia che ospita il nottolino d’avviamento, le spie e gli interruttori. I sedili sono ricavati da un guscio, o vasca, che ricopre l’abitacolo. Non sono regolabili e la posizione di guida è davvero sdraiata. Le portiere non sono presenti né previste, perché la Zanzara è una vera roadster per chi ama la guida “open air”.

Il bicilindrico Fiat ha mantenuto i suoi 18 cavalli di serie, ma la vettura di Ercole Spada è molto più leggera di una 500 L “normale”: la Zanzara ha un peso piuma di circa 500 kg che, rispetto ai 635 della 500 berlina, garantiscono una guida molto divertente e brillante.

A questo punto, toccata con mano la validità del progetto, non resta che chiedere a Spada come mai la sua Zanzara non sia mai stata costruita in più esemplari.

“Ovviamente ci avevo pensato – svela il designer – e l’avevo anche portata da Elio Zagato. La vettura gli interessava, tanto che ne ha realizzato un secondo esemplare con qualche piccola modifica per ottimizzare l’eventuale produzione. È anche stata esposta al Salone di Torino del 1969, ma poi l’impresa non è andata avanti perché in quel periodo Zagato era a pieno regime produttivo con le Fulvia Sport. Ma sono sicuro che avrebbe riscosso un buon successo, perché sarebbe costata molto poco”.

Per fortuna anche il secondo esemplare esiste ancora ed è nel garage di un collezionista svizzero che ha partecipato all’evento “Angoli di Torino”.