LA MANOVELLA DI MARZO DEDICA LA COPERTINA ALLA BENTLEY 3 LITRI NATA NEL 1921, LA PRIMA DEI BENTLEY BOYS AD IMPORSI A LE MANS

La copertina della Manovella di marzo è dedicata al “The fastest lorry in the World”, il camion più veloce del mondo: così definì Ettore Bugatti le Bentley 3 litri vincitrici alla 24 Ore di Le Mans del 1924. Queste vetture conquistavano le corse di durata grazie alla loro robustezza e affidabilità. Quella delle prime Bentley prodotte in serie è anche una storia di uomini avventurieri, coraggiosi e pionieri delle corse, i “Bentley Boys”, protagonisti di una delle più belle, romantiche e celebri pagine di motorismo.

Il primo motore 3 litri progettato da Walter Owen è un grosso 4 cilindri a 4 valvole per cilindro con distribuzione ad albero in testa a due camme per cilindro, mosso da un albero verticale piazzato nella parte anteriore e da ingranaggi conici. Maggiore fonte di ispirazione sono i motori delle Mercedes da gran premio dell’anteguerra (1914), anche se, rispetto a questi, non presenta le camicie dei cilindri saldate bensì fusi in un unico monoblocco d’alluminio. Altre innovazioni sono le otto candele di accensione (due per cilindro) attivate da due magneti gemelli ML sincronizzati e azionati da un albero trasversale, camere di combustione emisferiche, lubrificazione a carte secco con serbatoio di recupero separato piazzato sotto il basamento. L’alimentazione avviene tramite un carburatore Claudel-Hobson CZP. Il cambio è a 4 marce con frizione a cono rovesciato e trasmissione a cardano sull’asse posteriore.

“Per l’uomo che vuole un’auto dalla carrozzeria essenziale e sportiva ma dalla meccanica robusta e adatta per compiere un tour continentale, percorrendo le strade dove i limiti di velocità non devono essere per forza osservati. In questo è l’auto per eccellenza”: così descrisse la neonata Bentley 3 Litri il giornalista Sammy Davis dopo le prime prove su strada effettuate nel 1921 con la vettura di serie.

Il piemontese Giampiero Biscaldi (1937-2014) è stato pilota ufficiale Abarth, Ferrari, Alfa Romeo e Porsche nella seconda metà degli anni ‘60. Era un “passista” straordinario, regolare e affidabile, la spalla ideale per i numeri uno come Surtees, Bandini, Scarfiotti o Vaccarella.

Marcello Gandini, il suo stile ha attraversato il tempo. La storia di un genio del design che ha saputo interpretare in anticipo i gusti degli automobilisti più esigenti. Il lungo periodo trascorso alla Bertone ha prodotto modelli eccezionali, introducendo nuovi concetti stilistici. Pubblichiamo integralmente la sua Lectio Magistralis esposta alla consegna della Laurea Honoris Causa in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Torino.

Più uniche che rare. Sono le Ferrari “one-off” richieste specificatamente da una clientela selezionatissima e affezionata, che si rivolgeva al Drake sapendo che alla fine avrebbe avuto in garage l’auto dei sogni. Dalla “uovo” di Giannino Marzotto alla “coupé speciale” di Ingrid Bergman, dalla Ferrari-Abarth di Giulio Musitelli alla verde monoposto di Tony Vandervell e tante tante altre…

Il “Campo del Sangone”, circuito piemontese così chiamato in riferimento al fiume che scorreva accanto, fu una vera e propria palestra per molti piloti di motocross. Inaugurato nel 1954, divenne presto teatro di epiche sfide tra polvere e fango.

Louis Renault, da autodidatta, sviluppò la sua prima automobile convincendo i fratelli maggiori a costituire, nel 1899, la società “Renault Fréres”, della quale assunse la carica di direttore tecnico per poi diventarne proprietario nel 1910, ristrutturandola sotto il nuovo nome di “Usine Louis Renault”.

Conclusi i patinati anni ’80, la Yamaha irrompe nel decennio tecnologico dei successivi anni ’90 con una moto di sostanza, carica di un bagaglio di innovazioni molto ardite che la rendono terribilmente affascinante. È la GTS 1000 lanciata nel 1992.

La Fiat Abarth OT 1600-2000 Sport è come un inno alla semplicità. Dopo avere sperimentato con alterne fortune il telaio tubolare, Carlo Abarth realizza le biposto del 1965 con il pianale in lamiera stampata derivato dalla popolare Fiat 850.

Il trattore Ford 8600 è davvero il colosso dell’ovale blu. Adatto alle grandi distese coltivate statunitensi, grazie alle sue doti versatili e alla facilità di utilizzo, sarebbe stato apprezzato anche in Europa, dove negli anni ’70 fu venduto quasi esclusivamente a trazione integrale.