Addio al “preside volante”…
Nino “Ninni” Vaccarella, nato a Palermo il 4 marzo 1933, si è spento oggi nella sua città.
Laureato in legge, alla prematura morte del padre, nel 1956, insieme alla sorella maggiore prese le redini della scuola di famiglia, l’istituto Alfredo Oriani. Risale proprio al 1956 il suo esordio agonistico, al volante della Fiat 1100 del padre, con il quinto posto di classe nella corsa in salita Passo di Rigano-Bellolampo, alla periferia di Palermo.
Nel 1957 ha proseguito la sua carriera al volante di una Lancia Aurelia 2500 con risultati sempre in crescendo, anche nel 1958, quando fa il suo sfortunato debutto nella targa Florio, nella quale è costretto al ritiro; chiude però la stagione con il record della corsa nella gara del suo esordio, la salita di Bellolampo.
Il 1959 ha visto l’importante salto nella categoria sport 2000 con l’acquisto di una Maserati 2000 4 cilindri. Alla Catania-Etna gareggia con la prima macchina ufficiale della carriera, una Cooper Maserati della scuderia Centro-sud, stabilendo nuovi record assoluti. Era l’anno che lo faceva notare dai massimi esperti come il pilota italiano “rivelazione”. “L’uomo nuovo viene dal sud”, scriveva infatti il noto giornalista Mario Casucci.
L’anno dopo continuava l’attività con la sua Maserati ma, in occasione della Targa Florio, per la prima volta gli veniva offerta la possibilità di gareggiare con una vettura ufficiale della scuderia Camoradi: la Maserati 2890 “Bird-cage”, in coppia con Umberto Maglioli. Nel suo turno di guida Vaccarella si metteva in evidenza, passando al comando della gara davanti alla Porsche di Bonnier, alla Ferrari di von Trips e alla Porsche di Gendebien. Purtroppo nell’ottavo giro la rottura del serbatoio della benzina lo costringeva al ritiro quando aveva un vantaggio di oltre 3 minuti sui più immediati inseguitori.
Nel 1961 veniva ingaggiato dalla scuderia Serenissima del conte Volpi di Misurata che disponeva di vetture di F1, Sport e Gran Turismo (Maserati, Ferrari e Porsche) e aveva così la possibilità di fare esperienza internazionale nelle più prestigiose piste del mondiale, fino al debutto in Formula 1 nel Gran Premio d’Italia a Monza al volante di una De Tomaso-Alfa con la quale era costretto al ritiro.
Chiudeva la stagione con due terzi posti a Montlery con una Ferrari 250 GT, in coppia con Trintignant, e con la F1 nel GP di Vallelunga con la Cooper Maserati.
L’anno dopo veniva contattato dalla Ferrari, ma il contratto con la Serenissima lo costringeva a rinunciare. Alla Targa Florio partecipava in coppia con Bonnier piazzandosi al terzo posto.
Nel invece 1963 andava in porto il passaggio alla Ferrari, ma era la sua annata più sfortunata. Prima alla 12 ore di Sebring era secondo assoluto con Mairesse, ma il successo gli era stato tolto dai cronometristi americani che non si erano accorti della fermata per 3 giri della Ferrari di Surtees-Scarfiotti. Poi il grave incidente alla 1000 km del Nürburgring dove riportava una brutta frattura al braccio destro che lo bloccava per il resto della stagione, con l’arto salvato dal professor Scaglietti dell’ospedale Careggi di Firenze, quando già se ne ventilava l’amputazione.
Il 1964 fu l’anno del riscatto. Confermato dalla Ferrari, era subito secondo con Scarfiotti alla 12 ore di Sebring con la Ferrari P2 con il nuovo motore da 3.300 cc; poi le vittorie alla 1000 km del Nürburgring, sempre con Scarfiotti, facendo registrare il record della corsa alla media di 140,550 km/h.
La prima vittoria mondiale, poi bissata, avveniva alla 24 ore di Le Mans, dove veniva iscritto in coppia con il francese Guichet. Fu un vero trionfo, davanti a 300 mila spettatori alla media record di 196 km/h, relegando a sei giri la Ferrari 4000 di Bonnier e Graham Hill.
Solo nel 1965 arrivava, sempre da pilota ufficiale Ferrari, il primo sospirato e agognato successo alla Targa Florio, vinta con la P2 in coppia con Lorenzo Bandini e con il nuovo record della corsa; poi altre due vittorie alla Targa nel 1971 e nel 1975, sempre al volante di un’Alfa Romeo 33-3000.
Dall’articolo pubblicato sulla rivista “La Manovella” di novembre 2013.