PRESENTATO ANCHE UN NUOVO RICORSO AL TAR DELLA LOMBARDIA PER L’ANNULLAMENTO DELLE MODIFICHE APPORTATE ALL’ART. 48 DELLA LEGGE REGIONALE 10/2003 CHE DAL 1° GENNAIO 2022 PREVEDE L’ESENZIONE DAL PAGAMENTO DELLA TASSA AUTOMOBILISTICA PER I VEICOLI ISCRITTI NEL REGISTRO ACI STORICO
L’Automotoclub Storico Italiano ha raggiunto un importante traguardo, un riconoscimento per l’intero settore del motorismo storico. Il Presidente della Repubblica ha accolto il Ricorso Straordinario presentato dall’ASI per ottenere l’annullamento dei decreti e delle delibere di Regione e Giunta Regionale del Piemonte, Città Metropolitana e Comune di Torino sui divieti alla circolazione dei veicoli storici.
Tale istanza era stata presentata a fine 2019 e già nei mesi successivi le istituzioni piemontesi avevano recepito le motivazioni della Federazione varando la Legge Regionale del Piemonte 27/2020 per la “Valorizzazione dei veicoli di interesse storico e collezionistico”. Il Presidente della Regione Alberto Cirio e l’Assessore all’Ambiente Matteo Marnati avevano dimostrato sensibilità e buon senso incoraggiando e sostenendo la stesura della legge e il recente parere del Consiglio di Stato – quale organo giurisdizionale e massimo giudice speciale amministrativo – ha ulteriormente avvallato in maniera inconfutabile le motivazioni dimostrate dall’Automotoclub Storico Italiano portando il Presidente della Repubblica ad accogliere il ricorso.
Numeri e dati alla mano, ASI ha evidenziato l’esiguità dei veicoli storici certificati rispetto al complessivo di quelli circolanti e per questo – nei decreti e nelle delibere succitate – sussistono “il difetto di istruttoria e l’eccesso di potere per irragionevolezza e la lesione del principio di proporzionalità e adeguatezza”.
ASI ha poi segnalato violazioni della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, in particolare negli ambiti della libera circolazione, della proprietà e della tutela dei valori storico-culturali: il Consiglio di Stato ha accolto anche queste, annotando che “i veicoli forniti di Certificato di Rilevanza Storica avrebbero meritato una regolamentazione differenziata”. Aggiungendo che “risulta dimostrato che l’impatto emissivo dei veicoli storici è da ritenersi scarsamente apprezzabile”.
Il Consiglio di Stato ha quindi concordato sull’opportunità di una diversa declinazione dei divieti e delle relative deroghe con riguardo ai mezzi storici, “che tenga conto della salvaguardia dei valori e degli interessi del collezionismo privato”.
La Commissione Legale dell’ASI ha svolto un lavoro indispensabile per arrivare a questo risultato, al pari di ciò che è stato fatto all’inizio dell’anno per presentare un altro ricorso, questa volta al TAR della Lombardia, dove il 1° gennaio è entrata in vigore la Legge di Stabilità 2022-2024 nella quale è stato inserito un emendamento che prevede l’esenzione dal pagamento della tassa automobilistica per i veicoli iscritti nel Registro ACI Storico.
Come è noto, in regime di deregulation fiscale le Regioni hanno una certa autonomia in ambito tributario – che in Lombardia viene applicata anche per le imposte sui veicoli – pur non potendone variare gli elementi senza andare in contrasto con la Costituzione nei principi degli art. 117 (lesione della competenza statale esclusiva del sistema tributario) e 119 (mancato rispetto dei principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario).
La Legge di Bilancio 2019 (quella nazionale) definisce la riduzione pressoché totale del bollo per tutti i veicoli ultratrentennali (la tassa di possesso diventa tassa di circolazione forfettaria di poche decine di euro) e la riduzione del 50% della tassa di possesso per quei veicoli tra i 20 e i 29 anni di età dotati di Certificato di Rilevanza Storica (rilasciato dagli Enti di cui all’art. 60 del Codice della Strada) registrato alla Motorizzazione. Per questi ultimi, la Lombardia (così come l’Emilia-Romagna) aveva già in essere un diverso regime con la riduzione del 100% (anch’essa in contrasto con la norma nazionale che pone limiti di manovrabilità del 10%) e con la sua nuova Legge di Stabilità regionale questa riduzione è stata addirittura allargata ai veicoli iscritti al Registro ACI Storico, che non è un Ente certificatore riconosciuto dall’art. 60 del Codice della Strada.
La scelta legislativa regionale della Lombardia non risponde ad una logica adeguata o congruente rispetto al fine perseguito dal legislatore nazionale, tantomeno può collegarsi all’esigenza di tutelare o salvaguardare precisi interessi pubblici (la tutela del patrimonio culturale motoristico) che solo la scelta nazionale contenuta nell’art. 63 della legge 342/2000 è in grado di garantire ed esprimere attraverso il processo di certificazione di “interesse storico e collezionistico” rimesso alla cura degli Enti di cui all’art. 60 CdS e sotto la vigilanza del Ministero dei Trasporti.
“I ricorsi presentati – sottolinea Alberto Scuro, presidente ASI – sono iniziative chiare e coerenti a difesa del motorismo storico e a tutela dei veicoli nell’ottica di normative uniformi a livello nazionale. Se ogni regione decide di indicare come storici i veicoli che vengono individuati con razionali e modalità diverse, non sarà più possibile tutelare in modo congruo un bene nazionale importantissimo che rappresenta la nostra identità. Nella legge regionale della Lombardia c’è anche un riconoscimento di una lista chiusa di veicoli scelti a tavolino: a parità di anzianità, originalità, stato di conservazione e tipologia di utilizzo chi ha un veicolo inserito nella lista può ottenerne la tutela, gli altri no. Una discriminazione non ammessa dalle norme nazionali e non condivisa né dall’ASI né dalla Federazione Mondiale.
Bisogna arrivare a normative corrette per la circolazione e per differenziare i veicoli storici certificati dai vecchi euro zero; ad una fiscalità equa e senza eccessiva deregulation che porrebbe nell’impossibilità di tutelare in maniera adeguata i veicoli storici e metterebbe i cittadini di fronte a trattamenti estremamente diversi a seconda della regione di residenza. Il patrimonio storico del motorismo italiano ha eguale valore identitario e culturale su tutto il territorio e, se valorizzato con buon senso, continuerà a rappresentare un importante volano di sviluppo”.