L’Automotoclub Storico Italiano ha partecipato, con l’intervento del Presidente Alberto Scuro, alla tavola rotonda “Patrimonio italiano: formazione, lavoro, occupazione e progetti” promossa da Fonditalia in collaborazione con FederTerziario, UGL (Unione Generale del Lavoro) e Stati Generali del Patrimonio Italiano. L’incontro si è svolto martedì 4 aprile a Palazzo Graneri della Roccia, sede del Circolo dei Lettori di Torino, con l’obiettivo di avviare il confronto sulle opportunità di collegare i beni e il patrimonio culturale con la formazione specialistica indispensabile per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro inerente proprio al settore del patrimonio.
Con l’articolo 111 del Decreto Legislativo 42/2004 (conosciuto come Codice dei Beni Culturali) viene stabilito che la valorizzazione dei beni culturali (tra i quali sono chiaramente associati anche i veicoli storici) è ad iniziativa privata e pubblica. I soggetti privati, quindi, possono concorrere, cooperare e partecipare a tale attività da considerare socialmente utile. “Sentiamo il dovere di trasformare il patrimonio culturale italiano in opportunità per i giovani – ha sottolineato Ivan Drogo Inglese, Presidente degli Stati Generali del Patrimonio Italiano – e la formazione rappresenta l’anello di congiunzione tra tutto ciò che rientra nel patrimonio e l’offerta professionale”.
“Il motorismo storico rientra a pieno titolo nella lunga lista dei beni che compongono il patrimonio italiano – ha spiegato Alberto Scuro, Presidente ASI – ed ha conquistato uno spazio sempre più elevato tra le eccellenze del made in Italy. Ha in sé un valore identitario e culturale e rappresenta un importante volano di sviluppo per il sistema Paese. I veicoli storici sono da considerare a tutti gli effetti beni culturali e opere d’arte che abbiamo il dovere di conservare, di valorizzare e di trasmettere ai posteri integri e veridici.”
Di qui sorge un’esigenza pratica specifica: impadronirsi e trasmettere una buona conoscenza sulle tecnologie impiegate al tempo in cui il veicolo fu concepito, comprendente i principi di funzionamento dei suoi diversi componenti, i materiali impiegati, i metodi di fabbricazione e le regole e le consuetudini d’impiego del veicolo. Per sua stessa natura, però, il “mezzo semovente” nasce per essere utilizzato e come tale subisce un’usura, più o meno forte, connessa con il suo impiego nell’uso quotidiano.
In caso di ripristino o di restauro sono quindi necessarie competenza, professionalità e sensibilità dell’operatore nel salvare, ricondizionare o all’occorrenza rifare, ma sempre nel rispetto dell’autenticità, della forma, dei materiali e delle tecniche. Il motorismo storico, come già avvenuto in altri paesi, rappresenta anche in Italia un ambito di sviluppo. La riprova è che in diverse parti d’Italia sono stati avviati corsi di specializzazione per restauratori professionali ed altri mestieri di settore, organizzati da università, scuole, amministrazioni locali, ASI e altri enti. Bisognerebbe diffondere la cultura del motorismo storico a partire dall’età scolare con lezioni tematiche agli studenti delle scuole elementari e medie, per poi sviluppare un’offerta formativa articolata per il restauro dei veicoli storici sulla base di effettive esigenze del territorio, attraverso il coinvolgimento di maestranze e professionalità del territorio per trasferire e mantenere in Italia competenze di alto artigianato.