Il numero di aprile della rivista è in distribuzione ma è già disponibile online l’edizione digitale, sfogliabile o scaricabile gratuitamente:
PDF completo
Versione sfogliabile
ECCO I PRINCIPALI SERVIZI
La copertina della Manovella di aprile è dedicata all’incredibile collezione di Nicola Bulgari, persona con una passione autentica per il motorismo storico e, soprattutto, una grande competenza che riversa nella sua raccolta di auto americane conservate tra l’Italia e gli Stati Uniti.
Le automobili di Nicola Bulgari sono suddivise in tre diverse sedi. La location più grande, battezzata NB Center for American Automotive Heritage, è quella che si trova ad Allentown, in Pennsylvania (USA). È un ex drive-in allestito su una collina, del quale si è conservato anche lo schermo gigante. Qui sono ospitate circa 150 vetture.
Più piccola, ma molto funzionale, la sede di Roma, dotata anch’essa di un’officina per la manutenzione e ampi spazi per la conservazione delle vetture, in particolare quelle appartenute ai papi.
Il terzo luogo di conservazione è in Toscana, a Sarteano, dove le auto trovano posto all’interno di un edificio appositamente costruito per godersi le automobili in un’atmosfera più intima, evidenziata dal piccolo appartamento che fa quasi un tutt’uno con il garage. Sono custoditi alcuni dei pezzi preferiti da Nicola Bulgari, come la Buick del ’29 e una Packard Clipper 8 del 1946 appartenuta al conte Trossi, entrambe con targa originale italiana.
Bulgari ha una vera e propria predilezione per l’industria automobilistica americana, nata moltissimi anni fa dallo studio della storia industriale degli Stati Uniti, con lo sviluppo tecnico e stilistico dell’automobile negli anni ’20 e, soprattutto, negli anni ‘30 e ‘40, con una produzione decisamente superiore a quella dei Paesi europei e una larghissima diffusione, con tre milioni e mezzo di vetture prodotte ogni anno.
La collezione di Nicola Bulgari concentra maggiormente le sue attenzioni sui modelli degli anni ’30 e ‘40, in pratica dal crack di Wall Street alla seconda guerra mondiale.
“C’è una svolta nell’automobile americana – spiega Bulgari – e dopo il 1955 inizia una specie di follia per le pinne, ispirate da aerei e razzi, e un considerevole aumento delle dimensioni. Tutto questo è degenerato non solo nel design, ma anche nella qualità e quindi molti costruttori americani non hanno avuto la lungimiranza di vedere che da altre parti si andava verso veicoli più razionali”.
“Questo mi ha fatto pensare che le auto degli anni precedenti sarebbero sparite e la storia non sarebbe stata salvaguardata. Le macchine che l’America ha salvato sono tutte quelle dei soliti collezionisti che devono consumare, devono mettere da parte quelle che valgono tanti soldi, che rappresentano un buon investimento”.
“Cominciando a collezionare queste auto mi sono reso conto che i veicoli che hanno costruito l’America sono quelli tra gli anni Venti e Cinquanta. Tutti li buttavano via. Mi sono detto: no, è tutto sbagliato, bisogna salvare le auto di tutti i giorni, quelle che hanno fatto grande l’America in tutti i sensi”.
Ed ecco, poi, la filosofia collezionistica di Nicola Bulgari.
“Gli esemplari più belli sono quelli originali. Nei restauri, purtroppo, a volte c’è una tendenza ad esagerare. È un fenomeno che si è sviluppato soprattutto nel Concorso di Peeble Beach che ha contaminato tutti: il super restauro. Una malattia quella di fare i restauri troppo bene. Su certe auto, che erano anche popolari, le lamiere non erano così perfette, la vernice così brillante. Nascono delle fantasie mentali che non corrispondono alla realtà”.
“Quando vedi un’auto originale capisci che è diversa e non puoi permetterti di toccarla”.
Yamaha Racing Heritage Club fa il suo debutto ad ASI MotoShow dal 6 all’8 maggio a Varano de’ Melegari! È il sodalizio ufficiale nato per conservare e celebrare la ricca e leggendaria storia nelle competizioni della Yamaha attraverso i ricordi e le emozioni delle sue moto e dei suoi campioni.
Il 13 marzo 2022 è morto il grande campione inglese Vic Elford. Aveva 86 anni e la sua carriera iniziò come copilota per poi passare alla guida già nel 1961. Vincente nei rally e in pista, ha corso per tanti importanti costruttori, dall’Alfa Romeo alla Porsche.
Nella seconda metà degli anni ’20 del 1900, la Cord, con il suo modello L29, ha rivoluzionato la tecnica costruttiva delle auto americane introducendo la trazione anteriore. Con i successivi modelli 810 e 812 ha proposto le carrozzerie monoscocca e le trasmissioni semiautomatiche.
Un doppio, super servizio sulla mitica Alfasud, la più “pasionaria” delle Alfa Romeo: è figlia del sogno di portare una grande fabbrica automobilistica nel sud Italia. L’Alfasud rappresenta anche un fenomeno socioculturale entrato nell’immaginario collettivo. Ecco la sua genesi e un focus sulle versioni L e Super.
John Delorean progettò e costruì la sua DMC-12 con l’obiettivo di farne la migliore auto di sempre. Il suo sogno, però, si sarebbe presto rivelato un incubo: debiti, rivalità, invidie e un carattere irruente avrebbero mandato tutto in fumo. La DMC-12 era davvero innovativa e proiettata nel futuro, lo capì il regista Robert Zemeckis che la trasformò una stella di Hollywood.
Nel 1904, la Peugeot sospese l’impiego dei motori forniti da aziende esterne per equipaggiare le sue moto con propulsori costruiti in casa: tre monocilindri con cubature diverse, montati sui modelli battezzati Tipo D, Tipo E e Tipo H.
Seconda puntata sulla storia dei record di velocità, che vede protagonisti personaggi del calibro di Leon Serpollet ed i fratelli Stanley, con le loro vetture a vapore, e Vanderlbilt II, Charles Rolls ed Henry Ford con auto a motore termico. Chi l’ha spuntata…?
In concomitanza con l’uscita del nuovo libro ASI “C’era una volta il Safari”, ecco una bella retrospettiva sulle auto italiane che hanno affrontato questa sfida ai limiti dell’avventura estrema. Dalle piccole e improbabili Fiat 600 alle trionfanti Lancia Delta Integrale che sono riuscite ad espugnare il Kenya nel 1988, 1989 e 1991.