Alberto Scuro, presidente dell’Automotoclub Storico Italiano:
“Per tutelare in modo corretto e consapevole l’enorme patrimonio costituito dai veicoli storici servono dati precisi e rigorosi e l’accordo con l’Istituto Superiore di Sanità ha proprio questo obiettivo, perché servirà a chiarire il reale impatto ambientale di tali veicoli. In questo senso, qualsiasi lista per la selezione dei veicoli di interesse storico costituirebbe privilegi e discriminazioni sociali: ogni esemplare è importante testimone della storia ed è degno di essere certificato come storico, quindi tutelato, solo se ha gli opportuni requisiti di originalità e se non viene usato come mezzo di trasporto quotidiano.”
Mercoledì 30 ottobre, a Roma, è stato siglato un importante accordo tra l’Automotoclub Storico Italiano e l’Istituto Superiore di Sanità, per fare finalmente chiarezza e corretta informazione sulle emissioni prodotte dalla circolazione dei veicoli storici in ambiente urbano. Il progetto – firmato da Alberto Scuro, presidente ASI, e dal Professor Silvio Brusaferro, Commissario Straordinario dell’ISS – prevede l’analisi del materiale particellare, degli ossidi di azoto e di altri contaminanti potenzialmente connessi con le emissioni prodotte dai veicoli storici, in relazione agli usi e ai chilometri annuali realmente percorsi.
“Questo accordo – dichiara Alberto Scuro – rappresenta un passo fondamentale nel rinnovamento dei criteri di tutela del motorismo storico fortemente voluto e ritenuto necessario dal nuovo governo di ASI, in collaborazione con Istituzioni nazionali amministrative e scientifiche. I risultati saranno resi pubblici e messi a disposizione delle autorità competenti, anche a livello europeo, in modo da individuare normative corrette per l’uso consapevole dei veicoli storici rispettando sia la salute ambientale, sia l’enorme valore del motorismo storico, che deve essere tutelato in maniera seria e concreta.”
I veicoli di interesse storico e collezionistico riconosciuti dallo Stato mediante i Certificati di Rilevanza Storica (rilasciati da ASI, FMI, Registri Storici Fiat, Lancia e Alfa Romeo) rappresentano una percentuale minima rispetto al totale del parco circolante in Italia. A livello nazionale sono circa 38.000.000 le autovetture per trasporto di persone circolanti, 6.900.000 delle quali ultraventennali e di queste ultime solo 49.000 quelle “storiche” (poiché in possesso di CRS) registrate al Ministero dei Trasporti. Si parla, quindi, dello 0,13% del parco circolante totale e dello 0,71% del parco circolante ultraventennale: percentuali non significative.
L’impatto ambientale da ricondurre al parco autoveicolare circolante è determinato dai veicoli obsoleti e non certo dai pochi veicoli “storici” certificati, che hanno peraltro una media annua di percorrenza chilometrica molto bassa. L’accordo siglato con l’Istituto Superiore di Sanità servirà a dimostrare e a chiarire ulteriormente tale problematica. Attraverso questa ricerca, che costituirà la premessa oggettiva e non strumentale per le riflessioni future anche con le istituzioni competenti in materia legislativa, ASI e ISS hanno individuato il percorso corretto per modernizzare il sistema di regolamentazione della circolazione dei veicoli storici. ASI, inoltre, si augura di poter mantenere e proseguire il dialogo con le autorità nazionali e parlamentari, che hanno già dimostrato sensibilità e rispetto verso il patrimonio storico e tecnologico e verso gli appassionati, garantendo comunque un elevato senso di responsabilità verso l’ambiente ed il bene comune.
Il numero dei veicoli certificati in Italia come storici è talmente modesto che risulta evidente che la richiesta di introduzione di eventuali “liste di salvaguardia” non nasca certo dalla necessità di ridurre o limitare questo numero. ASI conferma la propria contrarietà ad ogni genere di “lista” ed evidenzia nei fatti che questa interpretazione del motorismo storico non avrebbe alcuna influenza neppure sull’impatto ambientale dei veicoli. Da un punto di vista sociale non è assolutamente corretto proporre sgravi fiscali e vantaggi assicurativi e di circolazione a chi possiede veicoli importanti e costosi, penalizzando invece chi possiede e vuole conservare storici veicoli più diffusi e meno costosi ma che hanno comunque segnato la storia del nostro Paese e delle nostre famiglie.
“Qualsiasi lista – sottolinea Alberto Scuro – costituirebbe privilegi e discriminazioni sociali: ogni esemplare è importante testimone della storia ed è degno di essere certificato come storico, quindi tutelato, solo se ha gli opportuni requisiti di originalità e se non viene usato come mezzo di trasporto quotidiano.”
L’obiettivo di ASI è quello di certificare in maniera sempre più attenta e rigorosa senza creare liste che sarebbero certamente discutibili anche dal punto di vista della costituzionalità. La Federazione ha intrapreso un percorso virtuoso di innovazione e trasparenza, lavorando sempre più in sinergia con la Motorizzazione. È stato programmato un tavolo di lavoro che coinvolgerà oltre a rappresentanti della Motorizzazione anche tutti gli enti certificatori per discutere le problematiche inerenti il settore. Si sta predisponendo una serie di protocolli di intesa con le Forze dell’Ordine per creare una comunicazione diretta finalizzata alla prevenzione e alla segnalazione di eventuali illeciti. I processi di lavoro interni all’ASI e ai Club sono in fase di rivalutazione.
Oltre a quanto già previsto dalla legge – Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 17 dicembre 2009, che disciplina i requisiti per la circolazione dei veicoli di interesse storico e collezionistico mediante i Certificati di Rilevanza Storica – sono state approntate da ASI ulteriori e precise linee guida per arrivare al rilascio della certificazione. È stato previsto l’uso di applicazioni che permetteranno di avere un archivio di immagini “certificate” dei veicoli storici, che potranno essere messe in rete con quello della Motorizzazione. Dopo il rilascio dei CRS dovrà essere garantito il mantenimento delle caratteristiche di originalità dei veicoli storici, una possibilità è di prevedere una validazione periodica dei certificati. L’elenco dei commissari tecnici ASI e i percorsi formativi degli stessi potranno essere condivisi con la Motorizzazione. Come già anticipato, è necessario normare l’utilizzo dei veicoli storici monitorandone il reale uso.
ASI prosegue sulla strada già indicata dal Governo italiano e dalle direttive europee che individuano i veicoli storici in base alle loro caratteristiche di originalità e non all’appartenenza a discutibili liste che non mirano né a ridurre il numero dei veicoli storici, né a diminuirne l’impatto ambientale. Mirerebbero solo a ridurre il numero dei veicoli “potenzialmente storici” con la conseguenza di togliere il diritto al 90% dei proprietari di veicoli datati di chiedere la loro certificazione anche se in possesso delle caratteristiche previste; toglierebbero la possibilità a moltissimi appassionati meno abbienti, che non possiedono veicoli di lusso, di avvicinarsi ad un mondo di passione che fa parte del DNA di milioni di italiani, e di fatto toglierebbe anche a tantissimi giovani la possibilità di farlo. Renderebbero difficilissimo il futuro di un mondo che è un incredibile volano di passione, cultura, valori positivi e indotto economico per il Paese (che vale ogni anno 2,2 miliardi di euro). Lo renderebbe un mondo di élite e trasformerebbero la certificazione dei fortunati veicoli che resterebbero nella lista una mera pratica burocratica eseguita in maniera molto più semplice e superficiale, non potendo rappresentare un ulteriore reale filtro com’è invece l’attuale certificazione di rilevanza storica, alla quale accede una percentuale bassissima degli attuali veicoli “potenzialmente storici”. Questo nonostante tutti i perfezionamenti delle dinamiche di rilascio che ASI sta mettendo in atto per rendere le stesse ancora più rigorose.
In definitiva, sono due le strade percorribili per individuare i veicoli che devono far parte della nostra memoria storica e del futuro patrimonio culturale motoristico nazionale: una, più impegnativa ma per ASI decisamente più “giusta”, è quella di certificare ogni singolo veicolo con le norme già previste per legge; l’altra, quella di creare una lista che rende più semplice se non automatica l’attività di certificazione, ma che sarebbe storicamente e socialmente meno corretta.
Il Professor Silvio Brusaferro dell’Istituto Superiore di Sanità e Alberto Scuro presidente dell’ASI alla firma dell’accordo per avviare la ricerca sull’impatto ambientale dei veicoli storici.